Facile dire che Aldo, Giovanni e Giacomo non sono più quelli di una volta. In parte è vero, gli esiti dei primi film sono forse irripetibili, ma a parte Il cosmo sul comò e La Banda dei Babbi Natale dei quali salviamo solo alcune parti, il trio non ha praticamente mai sbagliato un colpo. E con l’ultima tourné teatrale, Ammutta Muddica, ha dimostrato di avere ancora, almeno nella dimensione dal vivo, un bello smalto, oltre che il consueto affiatamento.
Tornano in sala con questa scombinata avventura ai tempi della crisi e immaginiamo sia complicato ogni volta trovare un assunto che vada bene per tutti e tre, calibrando i tempi di ognuno e dando il giusto spazio, tanto alla storia, quanto alle gag e a ognuno di loro oltre che ai comprimari, più o meno di lusso.
Qui magari si ride meno che in passato, ma si ride comunque spesso e si sorride praticamente sempre, tanto sono buffi i tre nelle scene che riescono a cucirsi addosso. Il resto è una confezione tutto sommato curata, attenta quel minimo anche al linguaggio filmico rispetto ad altri prodotti affini di comici che vengono dal cabaret. Ci sono i soliti angoli ricercati di una Milano ormai non più da bere da un pezzo, ma sempre filmata con grande affetto, un insieme di attori di tutto rispetto da Giuliana Lojodice nel ruolo della mamma di Aldo, Guadalupe Lancho in quello di Dolores, l’amata di Giovanni, Massimo Popolizio nei panni di Padre Amerigo e poi Rosalia Porcaro, Giovanni Esposito e Francesca Neri nel ruolo di Assia, bella e ricca magnate della finanza.
E ci sono loro, Aldo nel ruolo di un ambulante abusivo in cerca della grande occasione per poter finalmente avere la licenza e gestire una sua attività nei mercati rionali della città, Giovanni nei panni del fedele e iperzelante maggiordomo da una vita al servizio di Giacomo, ricco e viziato broker che perderà tutto per un investimento poco oculato. La storia è più o meno risibile, ma ha un suo brio, risulta piacevole e ispira una certa simpatia, non la loro migliore prova ma nemmeno da buttare, un filmetto per tutta la famiglia, in attesa di qualcosa di maggiormente spiazzante.
Ciliegina sulla torta il recupero, in colonna sonora, di una vecchia canzone meneghina assolutamente esilarante e molto ben usata nella pellicola: “I Wahha Put-Hanga” di Walter Valdi, che ci piace immaginare provenga dalla raccolta di vecchi 45 giri di Giovanni…
La recensione di Il ricco, il povero e il maggiordomo
di Fabio Migneco,
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